giovedì 1 dicembre 2011

Web 2.0 for schools ....
Non perdiamo questa opportunità. So che non è facile imparare ed insegnare allo stesso tempo. Non so per voi, cari colleghi della cl@asse 2.0, ma per me è così. Ci sono momenti in cui cerco disperatamente di capire perchè ci sono cose che non mi portano ai risultati sperati nonostante i miei sforzi e vorrei che qualcuno mi desse delle risposte e mi dicesse cosa fare. Vorrei avere le certezze che avevo una volta, quando attribuivo i fallimenti ad un libro noioso, ad un lettore CD che non funzionava e dicevo sempre "ma certo che molti non sono interessati..non ho gli strumenti". Come tutto era più facile per me! Ora che ho tutto e di più, smart board, laptop,internet, stampante, armadi ed un tecnico che corre ad ogni nostro dubbio o problema, non ho più scuse per gli insuccessi di alcuni ragazzi e spesso non mi resta che prendermela con loro che in fatto di alibi, sono spesso molto generosi....Poi però, ho imparato che mi basta cercare articoli e pubblicazioni varie sul web di persone che stanno facendo la stessa esperienza in altri paesi per ritrovare la carica e ripartire. Credo proprio che la chiave del successo sia questa: cercare aiuto, consiglio e scambiarsi opinioni ed esperienze senza cercare qualcuno che ti dia la soluzione ma fare insieme questo cammino per sostenersi e consigliarsi. I problemi, sono sicura, diventeranno più piccoli e la nostra amicizia più grande. Un'ultima cosa, date un'occhiata agli aggettivi della foto che ho scelto...se è vero che i nostri ragazzi diventeranno così meravigliosi, come possiamo pensare di ottenere tutto questo senza soffrire??? =)))

1 commento:

  1. Gli strumenti in sè poco possono servire se non sappiamo utilizzarli.
    Ma se anche ne fossimo abili conoscitori ma non riuscissimo a mettere a fuoco la finalità del loro uso, saremmo ugualmente destinati a fallire.
    Voglio essere più chiaro.
    Non possiamo partire dallo strumento, ma dalle competenze che vogliamo generare. Solo dopo, possiamo scegliere il mezzo che riteniamo più idoneo.
    Quindi è possibile esordire con una lezione frontale di tipo tradizionale, scivolare su un focus group, puntualizzare alcuni aspetti con un bel brain storming, dare indicazione per un web quest, quindi programmare la verifica. Questa scansione è una delle tante possibili e non è neppure scontato che possa produrre i risultati sperati se non partiamo da una considerazione iniziale. Cosa vogliamo che i nostri studenti siano in grado di fare al termine del percorso, del modulo della lezione o delle lezioni. Ma questa domanda spesso rimane inevasa non per la mancata risposta, ma per la vaghezza della risposta stessa. Se uno studente ha il mal di testa, noi dobbiamo dargli una serie di bugiardini che deve essere in grado di leggere per capire quale è il farmaco più idoneo e quale quello che presenta meno controindicazioni. L’esempio non è peregrino: se ognuno di noi appiglia la propria disciplina a momenti di vita vera tratti dalla loro quotidianità, sicuramente forniremo il senso dell’utilità della scuola e delle discipline (fin troppo avulse staccate e scollegate dal loro vissuto),forse recupereremo la perduta motivazione perché l’appreso potranno spenderlo nel loro quotidiano contesto, e non da ultimo genereremo quelle competenze che rappresentano il fine ultimo della nostra attività didattica.

    RispondiElimina