sabato 28 gennaio 2012

Sfida online dei ragazzi delle prime

Bellissima sfida online dei ragazzi delle classi IA comm.le, IA eno e ID eno! Nonostante fosse l'ultima ora del sabato, tutti gli studenti , riuniti nell'aula della prima commerciale, hanno partecipato ad un "torneo di lingua  inglese" con serietà, impegno ed hanno cercato tutti di dare il massimo svolgendo numerosi test online. Il test riguardava tutto il programma svolto dall'inizio dell'anno ad oggi e nessuna squadra ha riportato punteggi inferiori all'80%. Ottimo anche il lavoro dei ragazzi giudici che hanno saputo fare perfettamente calcoli e percentuali per poter proclamare i vincitori. I risultati hanno premiato i ragazzi della ID che hanno superato di un punto i ragazzi della I commerciale e di una manciata di punti gli studenti della IA eno. Ringrazio la  prof. Donnini e la prof. Colombi per aver collaborato a questa attività e aspetto tutti per una rivincita.

mercoledì 25 gennaio 2012

Le rubric per una valutazione autentica in classe


Le considerazioni esposte si basano tutte, non solo sulla letteratura di riferimento ma anche e soprattutto, su un’esperienza concreta, pluriennale, che l’autore, Enzo Zecchi, insegnante e ricercatore ha condotto all’interno di una scuola superiore e che si rivela fonte di suggerimenti pratici sulla progettazione e l’uso delle rubric stesse. 

Link:


martedì 24 gennaio 2012

Perchè il prof. John Keating ci piaceva tanto?

Chi non ha sognato di avere o di essere un professore come John Keating? E' solo un film?

lunedì 23 gennaio 2012

Dalle conoscenze alle competenze: 3 esempi

Corso enogastronomico e ospitalità alberghiera, classe prima.

Le mappe che ho costruito partono da situazioni reali e su ognuna di esse si incardinano specifiche conoscenze e abilità che offrono allo studente un substrato culturale, giuridico ed economico dove posizionare il suo vissuto.


Il lavoro proposto, da condividere con gli altri colleghi del dipartimento, si presta a svariati sviluppi e integrazioni. Ma ancor più da condividere con le altre discipline per percorsi comuni. Immagino l'insegnante di lettere che si inserisca nelle forme da concordare in un simile percorso.

Così pure, nel corso enogastronomico, una particolare intesa con i colleghi di laboratorio.
Questo è quello che io penso debba diventare la scuola nei prossimi anni: un laboratorio in grado di creare valore aggiunto partendo dalle reali situazioni di vita e di contesto. Una scuola che aggiunga e sostenga lo studente in ogni luogo e in ogni situazione, di vita e di lavoro, si venga a trovare. 
Voi cosa ne pensate?
E se ognuno di noi, nel corso dell'anno avesse tante di queste carte (mappe) da giocare? Ai più attenti non sarà sfuggito che per procedere a svolgere questo tipo di percorso l'accesso in rete e gli strumenti web2.0 sono fondamentali e irrinunciabili.

domenica 15 gennaio 2012

Dal dire al fare

Leggendo le nostre riflessioni, i nostri commenti, si legge una intesa, una condivisione ed una seria convinzione che le cose così come sono oggi non vanno certamente bene. Direi allora di passare all'azione. Il cambiamento partirà da ognuno di noi, non possiamo aspettare che dall'alto ci arrivi la soluzione di tutti nostri problemi.
Direi di iniziare da subito e guarda caso, una mano me la dà proprio un wikispace che ho aperto e piazzato qui a destra (ecco che "assumiamo al nostro servizio" uno strumento 2.0). Cominciamo a buttarci giù tutto quello che ci viene in mente riguardo ai problemi che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e proponiamo soluzioni concrete che da domani possiamo già sperimentare. Alcune saranno scontate, altre nuove, altre ci sembreranno stupide dopo  cinque minuti che le avremo scritte. Che ci importa? Noi stiamo facendo qualcosa. La parola d'ordine è OSARE.

sabato 14 gennaio 2012

Tra bocciati e 'scomparsi' sono 434mila gli studenti che ogni anno perdiamo

DA “LA REPUBBLICA” del 11 gennaio 2012 di Salvo Intravaia

La lotta alla dispersione scolastica sarà una delle 10 priorità del governo Monti per la scuola. Lo ha assicurato il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, illustrando le linee guida del suo dicastero in commissione Cultura alla Camera. Il "recupero delle aree scolastiche più compromesse" attraverso "interventi specifici di rafforzamento delle conoscenze e competenze irrinunciabili, ai fini della riduzione dell'insuccesso formativo, della dispersione e dell'abbandono scolastico", è considerato uno degli obiettivi strategici per rafforzare il sistema di istruzione nazionale.

Per evitare fughe premature dalle scuole di ogni ordine e grado, che consegnano al mondo del lavoro giovani con scarse capacità di imporsi per i bassi livelli di istruzione  -  al massimo il diploma di terza media e non più in formazione, come avviene per i Neet  - , si può pensare "all'apertura delle scuole per tutto l'arco della giornata e al supporto di personale esperto, attuati in sinergia con il ministero della Coesione territoriale per l'immediato recupero della capacità di spesa delle regioni meridionali più carenti".
 

Ma cosa si intende per dispersione e insuccesso? E quali sono i numeri che le descrivono? Ogni anno sono oltre 400 mila gli studenti della scuola secondaria che vanno incontro ad una bocciatura, abbandonano i banchi di scuola facendo perdere le proprie tracce o non vengono neppure scrutinati per le troppe assenze. L'ultima rilevazione sulla dispersione
 effettuata dal ministero, allora della Pubblica istruzione, risale all'anno scolastico 2004/2005. Da allora, il silenzio più assoluto. E oggi? La dispersione scolastica complessiva  -  somma di bocciati e abbandoni  -  si è addirittura incrementata. Sei anni fa, alla media si contava il 2,7 per cento di bocciati e l'11,4 per cento al superiore. Il tasso di abbandono era pari allo 0,2 per cento alla media e all'1,5 al superiore. In totale, tra abbandoni "non formalizzati" e bocciature si contavano 2,9 "dispersi" su cento alunni alla media e 12,9 "dispersi", sempre su cento, al superiore. 

Nel 2011, la situazione si è aggravata: alla media la sola quota di bocciati sale al 4,6 per cento e al 12,7 per cento al superiore. Ma occorre sommare la quota di non scrutinati, e quindi bocciati, per le troppe assenze che nel 2004/2005 venivano contabilizzati fra i bocciati: 0,7 per cento alla media e 1,3 per cento al superiore. Se si aggiungono gli abbandoni "senza lasciare traccia"  -  0,2 per cento alla scuola media e 0,9 al superiore  -  la dispersione sale al 5,5 per cento alla media e al 14,9 al superiore: e sono 434mila studenti. L'allarme del ministro è più che appropriato.


Che dite di rifletterci un pò su?
Caterina Moscioni

mercoledì 11 gennaio 2012

La sfida


Pochi giorni fa un mio studente della classe 2.0, al termine di una lezione "digitale" che tra l'altro a me era sembrata anche ben riuscita, si è alzato per rimettere a posto il suo computer nell'armadio e mi ha detto: " Prof. Sa cosa le dico? A me piacerebbe più ritornare a studiare sul libro e scrivere sulle pagine di un quaderno di carta. " A quel punto anche un'altra ragazza ha fatto la stessa osservazione ed io ho chiesto loro di spiegarmi il motivo di queste loro affermazioni. Tutti e due mi hanno risposto: "Perchè è più scuola, perchè è quello che noi abbiamo sempre fatto, perchè per noi la scuola è questo". Un altro ragazzo a questo punto è intervenuto dicendo che questo nuovo modo di apprendere è bello, ma si dovrebbe cominciare con i ragazzini della prima elementare che imparerebbero a vedere il computer come un quaderno, come uno strumento per lo studio e non come lo vedono loro, giochi, chat, musica e roba da scaricare gratis. Altri poi sono intervenuti, soprattutto gli studenti reduci da svariati insuccessi negli anni precedenti, sostenendo invece che con questi strumenti erano riusciti ad interessarsi e svolgere lavori che mai avrebbero sognato di fare. Ne è nato un breve dibattito interrotto purtroppo dal suono della campanella. Impossibile non riflettere su tutto questo. Questi ragazzi stanno imparando ad apprendere in un modo nuovo, stanno facendo progressi, ma sentono la fatica di apprendere in un contesto diverso, molto più vicino e simile a quello che hanno fuori dalla scuola. Se il cambiamento è duro per noi, credo che sia altrettanto duro per loro. Le pareti della classe sono cadute. Non sono più protetti dal silenzio dell'aula, dal posto fisso, dalla mancanza di distrazioni che era l'elemento caratterizzante della loro scuola. La fonte di conoscenza non è più unica e loro devono valutare, scegliere, chiedere spiegazioni all'insegnante per poter portare a termine un lavoro. Sono spesso obbligati a confrontarsi con gli altri per ottenere risultati . Ma questo sarà il mondo che li circonderà una volta finita la scuola, il mondo in cui dovranno continuare ad apprendere consapevolmente per avere successo. Lì non ci sarà l'insegnante che ti dice cosa fare, che ti toglie il cellulare perchè stai chattando. Dovranno capire da soli come continuare a crescere e progredire con tutto quello che ti può distrarre intorno. Anche per noi insegnanti la sfida non è   facile. Anche per noi le pareti della classe sono cadute e la cattedra non c'è più. Ci troviamo ad avere a  che fare con studenti che hanno tutti i www....a portata di un click mentre noi parliamo. Sta a noi ora trovare  la strada per suscitare curiosità e desiderio di competenza che sono alla base della volontà di apprendere. Gli strumenti non ci mancano.     Il dibattito comunque resta aperto... 

mercoledì 4 gennaio 2012

UNA RIFLESSIONE

Oggi ho invitato L. a pranzo a casa mia, ogni tanto lo faccio mi sono affezionata a lei perché ha la stessa età di una persona a me molto cara. L. è una mia ex alunna ha frequentato l’Istituto Alberghiero seguendo per cinque anni una programmazione differenziata, i progressi di L. non sono stati apparentemente eclatanti, ma rispetto alla situazione di partenza aveva fatto grandi passi….riusciva da sola a raggiungere la sede scolastica, a fare piccole operazioni, a contare, leggere frasi semplici...... Dopo che L. si è diplomanta tutte le attenzioni cha aveva all’interno della scuola sono venute a mancare…L. ha concluso il suo ciclo di studi ritornando all’interno dell’ambiente familiare dove vengono a mancare certi stimoli.

Per gli alunni con disabilità la grande distanza che c’è tra la scuola e il mondo del lavoro diventa ancora più gravosa. La fine della scuola superiore comporta meno attenzioni da parte dei servizi e difficilmente riescono a trovare un impiego, si dice amaramente “non c’è posto neanche per quelli che non hanno problemi, figuriamoci per loro!”. Non parlo di un lavoro “importante” con un buono stipendio ma semplicemente di un impegno giornaliero anche di poche ore che continui a farli sentire” importanti” come siamo riusciti a farli sentire noi insegnati in un lungo lavoro durato cinque anni. Un lavoro di poche ore al giorno significa l’uscire dal nucleo familiare, il relazionarsi con altri, il curare la propria persona il non perdere ciò che hanno acquisto sui banchi di scuola quei piccoli passi per noi che per loro sono stati passi da giganti..

L. vorrebbe tornare a scuola a trovare alcuni professori e bidelli…. ma poiché nessuno l’accompagna e non sa più farlo con i mezzi pubblici come ha fatto per tanti anni…. è un po’ triste, L. ha difficoltà a scrivere semplici parole e a leggerle, a contare il numero di tartine che sono in un piatto.

L. si è diplomata due anni fa…..e come sua insegnante mi sento di avere lasciato un lavoro incompiuto…..

Carla