Ieri ho “parlato” con Mario ma poteva chiamarsi Maria. Non è importante.
Mario, se vogliamo usare i paradigmi di riferimento di noi insegnanti , è uno studente di fronte al quale anche il più generoso, comprensivo, aperto, lungimirante docente getterebbe la spugna. Non c’è scuola per Mario. Mario è refrattario alla cultura. Mario è negato per la scuola. Non a caso ha scelto la nostra e non ha caso è ripetente. La soluzione sarebbe la bocciatura definitiva, ovvero l’espulsione dal sistema formativo.
Ieri è venuto a parlarmi del Parlamento, dei partiti politici, del referendum. E lo ha fatto, studiando a modo suo. Ha studiato ma non ha compreso nulla di ciò che ha trattenuto in mente. A tratti la sua memoria lo ha tradito e a tratti ha messo insieme parti di discorso che non potevamo stare assieme. Mario ha costruito un pacchetto di conoscenze completamente inutilizzabili.
È stato sfortunato perchè se solo la sua memoria non l’avesse tradito e si fosse incamminato su un percorso fluido e coerente, sono certo che egli avrebbe preso una bella sufficienza con condivisa soddisfazione. Ma anche in quel caso le conoscenze ripetute si sarebbero rivelate inservibili. O meglio servibili per la sufficienza, inservibili per la sua crescita.
Mario ha preso 5, perché se anche non ha capito, questa volta ha studiato. E sono certo che se tornasse a studiare ancora non capirebbe ugualmente. Mario ieri ha dato alla scuola ciò che poteva dargli. Il suo massimo.
Ma la scuola cosa può dare a Mario?
Un giorno, con o senza diploma, sarà un lavoratore che dovrà assumersi anche elementari responsabilità in azienda e sul suo lavoro faranno affidamento altre persone; sarà un padre con tutte le responsabilità che questo ruolo comporterà, sarà un cittadino che dovrà esprimere un voto politico e contribuire a scegliere la classe dirigente del Paese. Ecco chi sarà Mario. E la scuola a questo Mario dovrà pensare. Ma il destino scolastico di Mario non è già segnato?