giovedì 29 dicembre 2011

A scuola di coraggio

Gli insegnanti dovrebbero avere più coraggio.
Il cambiamento non avviene più (come nei passati decenni) attraverso indicazioni e disposizioni dall’alto, peraltro fortemente criticate e avversate. Con la scuola  dell’autonomia (1999) i Collegi dei Docenti sono stati chiamati ad una forte assunzione di responsabilità che al momento non  non si è tradotta in apprezzabili risultati di sistema.
Se iniziassimo a chiederci a cosa servono le discipline che giornalmente insegniamo ai nostri allievi e tentassimo noi stessi di formulare una risposta che volutamente allontani da sé la vaghezza, l’indeterminatezza e  l’astrazione (il tutto chiuso dentro la magica parola cultura) e provassimo, per una sola volta, a trovare chiari e precisi riferimenti a problemi di vita quotidiana e alle loro soluzioni, già solo questo sarebbe un atto rivoluzionario.
Un tempo si diceva impara l’arte e mettila da parte. Ancora oggi è valida questa affermazione. Ma cos’altro è l’arte se non competenza? Purtroppo il grande sforzo che abbiamo compiuto in tutti questi anni è stato solo quello di generare conoscenze disancorate dallo loro spendibilità e una conoscenza che non genera competenza è completamente inutile e destinata ad essere velocemente dimenticata.
In Collegio dei Docenti, ci  siamo assunti due obblighi. Il primo, ope legis, è quello di passare dalla scuola delle conoscenze a quella della competenze, l’altro , di utilizzare le nuove tecnologie per disegnare un nuovo setting d’aula e verificare la possibilità di apprendimento secondo l’approccio costruttivista e quindi alternativo alla lezione frontale.
Entrambi si fondano sulla necessità di riformare i paradigmi dell’educazione, su cui la brava Gina Lipparelli ci ha invitato ad un’attenta riflessione con il video inserito nel blog
Sarò noioso ma la posta in gioco non è l’uso della LIM o di altra diavoleria tecnologica ma il raggiungimento delle otto competenze chiave di cittadinanza che non fa male ripetere, perché in maniera chiara ci indicano il percorso educativo che dobbiamo intraprendere: imparare ad imparare, progettare,comunicare, collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire ed interpretare l’informazione.

Come fare?
Ognuno di noi, singolarmente per iniziare, in gruppo nella fase successiva, cominci a fornirsi di un repertorio di casi concreti, problemi da risolvere, situazioni da descrivere e contesti operativi.
I repertori sono materia viva che ogni insegnante  potrà condividere con gli altri arricchendolo di volta in volta . Tre sono i  repertori da creare:
  1. il primo riferito al lavoro in classe e al contesto scuola;
  2. il secondo riferito al lavoro a casa e al contesto habitat in generale (famiglia, tempo libero, sport ecc.)
  3.  il terzo, quando possibile, riferito alla realtà lavorativa in cui l’allievo è inserito sia in alternanza sia in tirocinio;
I repertori sono un insieme di casi concreti o problemi da risolvere a cui i nostri allievi devono dare la soluzione grazie alle conoscenze apprese o ad un lavoro di ricerca anche e soprattutto attraverso la rete. 

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