venerdì 9 dicembre 2011

Armando Persico, professore europeo dell'anno.

Bergamo, 23 ottobre 2011 - Piccoli imprenditori crescono. Non è il titolo di un libro, ma solo l’inizio di una storia che parte dalla cattedra di Economia Aziendale dell’Imiberg-istituto Maria Immacolata di Bergamo e arriva fino al Parlamento Europeo. Il protagonista di questa storia si chiama Armando Persico, ha 43 anni e appunto insegna Economia Aziendale nell’istituto di via Santa Lucia. Laureato in economia e commercio, dal 1991 è docente in materie giuridico-economico-aziendali ; dal 1994 ha assunto l’incarico di vicepreside dell’Imiberg; dal 2002 quello di dirigente scolastico e responsabile per l’Istituto tecnico commerciale e dal 2004 è responsabile dei progetti speciali della scuola superiore e dei rapporti internazionali. Un’attività nella quale i ragazzi dell’Imiberg, guidati dal loro professore, hanno inanellato una serie di notevoli successi. Tanto che quest’estate Persico, nell’ambito della Competizione europea delle giovani imprese, è stato insignito del titolo di “European teacher of the year” (“Professore europeo dell’anno”) per i suoi straordinari meriti didattici, per quelle doti umane, per l’entusiasmo che infonde nei suoi allievi, i quali sono diventati imprenditori ottenendo numerosi riconoscimenti, grazie anche all’impegno del loro docente, volto a promuovere e sviluppare le potenzialità di ogni ragazzo. Per questo motivo il professore bergamasco è stato invitato dalla Commissione Europea alla European Sme Week, una settimana dedicata alle piccole e medie imprese che si è appena conclusa a Bruxelles. Come si diventa Professore Europeo dell’anno? «Una volta laureato, come tanti miei colleghi, si sono aperte alcune alternative professionali: la consulenza come dottore commercialista e l’insegnamento. Con gli anni è cresciuta la passione di trasmettere qualcosa di importante ai giovani, non parlo soltanto di contenuti, ma soprattutto si tratta di ispirare uno sguardo positivo sulla realtà e su di sé» Non tutti i suoi alunni però saranno degli allievi modello, come si fa a tirar fuori il talento? «Il talento emerge solo se si danno ai ragazzi tutte le occasioni per scoprirlo. Bisogna osservarli a 360 gradi, non basarsi solo sui risultati scolastici ma guardare oltre. Per motivare i ragazzi sono poi utili esempi concreti, quindi cerco di far loro incontrare testimonianze di imprenditori che hanno piena coscienza della dignità del lavoro».

1 commento:

  1. Quindi stiamo andando nella giusta direzione.
    Quando in Collegio dei Docenti abbiamo deliberato che ogni insegnante (singolo o in gruppo) deve posizionare la propria disciplina all'interno del vissuto dello studente abbiamo di fatto compreso che la trasmissione di conoscenze sganciate dalla loro spendibilità nei contesti di vita reale non solo è sterile ma produce persino l’effetto opposto, ovvero quello di disaffezionare gli studenti alla scuola stessa.
    Parlano chiaro alcuni dati della Fondazione Agnelli che fotografa la scuola italiana (rapporto 2011): gli studenti vanno a scuola meno volentieri dei loro coetanei stranieri e solo il 17% dei maschi e il 26% delle femmine è contento di stare in classe, lontanissimi dalle medie europee.
    Ma non può essere diversamente, se ciò che avviene in classe serve solo al passaggio alla classe successiva e non invece a costruire il progetto di vita. NON SCHOLAE SED VITAE DISCIMUS

    RispondiElimina