venerdì 7 dicembre 2012

PER TUTTI QUELLI DEL TUTTO O NIENTE

Miriadi di riflessioni sui nostri ragazzi, sulle loro psicologie e tendenze, fino quasi ad assumerne, concedetemi,   le caratteristiche del loro pensiero adolescenziale, quello del bianco o nero, del tutto o niente. Tutta tecnologia, niente tradizione, tutto futuro, niente passato. Sarà che io più invecchio, più sono per il grigio, o in maniera più dotta per la virtù del giusto mezzo.
Certo, se entriamo in classe con un atteggiamento cattedratico, volto al monologo mono-tono, su tematiche preistoriche, magari infarcite da latinismi pedanti e senza contesto, non ci vuole una formazione pestalozziana per capire che poca reazione e relazione otterremmo, direi anche se ci trovassimo in un contesto universitario. Non capita anche a noi, "specialisti della cultura", di seguire a fatica conferenze magari su tematiche interessanti, ma "vendute" male? Quindi prioritarie sono le tecniche della comunicazione, quelle dell'ethos, del logos e del pathos, che si rifanno nientemeno che alla retorica classica, applicata ai tempi moderni. Un preside una volta mi disse che l'insegnante in classe deve assumere l'aspetto di un attore, deve "recitare" abilmente le sue conoscenze, e questo già di per sé sortirà degli effetti, se non altro nella curiosità di chi ascolta.
Ma, oltre a ciò, come possiamo sposare la tesi che la cultura umanistica sia "finita"? Non esiste anche la visita virtuale di musei e di biblioteche polverose? Anche gli archivi storici si sono attrezzati in questo senso. 
Non capisco perché per evoluzione si debba per forza considerare cancellazione del passato e verso quale futuro, mi chiedo. La sensibilità rimane, il gusto estetico cambia ma non si perde, la curiosità è la molla di ogni apprendimento, la meraviglia... Con una sapiente mediazione, i nostri giovani sentono l'esigenza di ricercare l'etimologia delle parole, anche per loro spesso "incipit vita nova" di fronte a nuovi amori, si sentono "cosmopoliti" e sposano il concetto di "tolleranza" voltairiano e non quello che ha assunto nei tempi moderni.
"La follia di Orlando", per tornare al Rinascimento, li coinvolge interamente e anch'essi ascoltano quel brano letterario "al sasso indifferenti".
Perché impedire loro di entrare in intimo contatto con la più bella arte della tradizione? Anch'io li immagino su un aereo alla conquista del mondo, ma con la testa spessa e non punzecchiata da mille stimolazioni, tutte sincroniche, tutte approssimative.
Una traccia che sono solita assegnare ai miei studenti è: quale scrittore del passato o personaggio storico puoi considerare oggi tuo amico? E quando spiego li esorto a riportare nella loro modernità i contenuti datati. Cosa dice a te, qui e ora, questo pensiero?
Magari escono fuori le rielaborazioni più fantasiose, ma per me questa è la modernità: un presente volto al futuro, ma ancora amico del passato.

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