domenica 9 settembre 2012

IL BRAVO A SCUOLA

Ecco, quest'estate a dominare la mia mente, quando mi capitava di pensare alla scuola e a tutti i buoni propositi per il nuovo anno scolastico, è stato: chi è oggi il bravo a scuola? Ossia, a chi si può e si deve dare 8, 9 o 10?
Almeno per me chi è bravo? Chi sa tutto? Chi fa sempre i compiti? Chi non sbaglia una verifica? Eppure a volte i collezionisti di ottimi voti fuori della scuola risultano imbranati, magari nel prendere un autobus, nel difendersi di fronte a varie circostanze, nel cavarsela da sé, non è sempre così, ma mi è capitato di conoscerne alcuni. Oppure, ha senso avere tutti nove e dieci e non salutare insegnanti e compagni, imbrattare muri, non essere puntuali nelle scadenze, non rispettare un minimo di regolamento? Sappiamo che succede anche questo. E chi è scaltro fuori e dentro la scuola, o puntuale e preciso ma affatto studioso, prenderà mai il massimo dei voti?
La mia vuole sembrare una provocazione, ma credetemi, non lo è. La parola chiave per me è "valutazione", che concretamente deve chiamare in causa tutte le competenze della persona. E' vero, c'è il voto di condotta che valuta i comportamenti, ma può avere senso un quadro pienamente positivo con un 7 in condotta? Trattasi allora di studente erudito, informato, non colto, educato. Il mediocre con il 9 in condotta invece mi sa tanto di poverino, che non si sa muovere ma nemmeno disturba. E mi viene da aggiungere allora, cosa valutiamo con la condotta?
Non mi dilungherò oltre, ho in mente un alunno che sa le cose per il piacere di saperle e di poterle usare, che rispetta le regole perché sono utili a partire da lui e che è sveglio sempre, perché la scuola gliel'ha insegnato. 
Di certo, una verifica sui contenuti da 10, non fa per me un alunno da 10. 

2 commenti:

  1. Purtroppo ormai è un'idea consolidata che i voti della scuola "non dicono il vero". Così si dice in giro, no? Quante volte ho sentito questa frase e ho abbassato gli occhi. Oggi le cose stanno cambiando.Una volta abbassavo gli occhi perchè la valutazione della scuola non era chiara, trasparente. Oggi le cose stanno cambiando. Proprio oggi abbiamo declinato le competenze che un ragazzo deve possedere per valere 4,8 o 10. Sta a noi rispettare quanto abbiamo scritto. Se un ragazzo possiede competenze da 8 è un cittadino da 8: collabora, partecipa, agisce in modo responsabile.Sono le competenze chiave di cittadinanza, è la strada da percorrere. Lo abbiamo scritto oggi. Ne abbiamo discusso e lo ritroveremo in tutte le nostre programmazioni e griglie di valutazione. Se terremo fede a quanto oggi la scuola ci sta chiedendo finalmente i nostri voti avranno credito e non dovremo più abbassare gli occhi.

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  2. Non voglio sottrarmi alle ricche sollecitazioni poste da Lorena sull'antica e mai risolta questione della valu-tazione. Ma il suo argomentare tocca troppe sfaccettatura, dalla scelta dello strumento della valutazione al suo uso, dal metro da utilizzare fino a giungere al senso alto di scuola, che seguirli tutti diventa un’impresa improba.
    Ma se provassimo in concreto come ha ipotizzato Gina a stare dentro i paletti che la nostra professione e più ancora il nostro contratto di lavoro ci impongono?
    Credo che faremmo un grande servizio sia alla scuola che a noi stessi. Parlo di ciò che il riordino dei cicli ci chiede di fare e ciò che l'Europa ci impone di fare se vogliamo che il nostro sistema formativo sia “competi-vo” con quelli degli altri Paesi.
    Per il primo biennio delle scuole superiori (obbligo scolastico) dobbiamo perseguire le 8 competenze chia-ve per generare ciò che comunemente ora si cittadinanza attiva. Non è inutile ricordarle: comunicazione nella madre lingua; comunicazione nelle lingue straniere; competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; competenza digitale; imparare ad imparare; competenze sociali e civiche; spirito di iniziativa e imprenditorialità; consapevolezza ed espressione culturale.
    Per il secondo biennio e per il quinto anno, le linee guida distinte per indirizzo hanno (peraltro questa volta con un linguaggio molto chiaro e poco burocratese) indicato le competenze da generare al termine dei rispettivi corsi e hanno persino elencato le conoscenza e le abilità da cui attingere per raggiungerle.
    Credo, quindi, che il nostro sforzo non sia più quello astrattamente di fantasticare sul significato da attribuire al termine “ valutazione”, ma tradurre in percorsi concreti ciò che ci viene richiesto e certificare in maniera oggettiva il raggiungimento o meno delle attese competenze.
    Ma per farlo, ed è qui che vorrei impegnare la discussione, occorre rivoluzionare il nostro tradizionale mo-do di fare scuola per “costringere” le conoscenze che diffondiamo a generare competenze, ovvero ogni allievo deve spendere operatività fuori dalla scuola con le conoscenze e le abilità che ha acquisito a scuola.
    Ma non basta, occorre che la scuola stessa gli consenta di acquisire competenze anche da solo attraverso i nuovi approcci metodologici che si sintetizzano nelle parole: “imparare ad imparare”.

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